Dell’incompiutezza.

Chiamasi necessità quella dell’incompiutezza.
Se mai iniziassi qualcosa, preferirei il senso dell’inizio.
La mia migliore amica mangia il panino fino a un certo punto.
Eppure uso spesso i punti. Questo te lo insegna il Mare.
Cielo con nuvole, il grigio sfumato di Londra, che fa punk.
Ma io leggo i classici, scrivo contemporaneo e vesto tendenzialmente “stretto”, small.
Think small” diceva Bernbach.
La grandezza mi consuma.
Chiamasi necessità quella del dettaglio.
Parole in divenire, sperimentare. Tendere a.
Sarcasmo, la lacerazione delle carni. La Scrittura.
Tasti bianchi e neri, note. Glosse a margine. Mozart sulla tazzina del caffè.
Chiamasi necessità quella del “non so”.
Imparo.
Deduco.
Osservo.
Divengo.
Farsi di pagine, l’olfatto tachicardico.
Etimologie per il gusto della necessità.
Amiche, radici, gli scogli. La famiglia. Il punto essenziale di partenza.
Uomini, l’imperfezione di ogni conoscenza da amare.
Segno d’aria che affoga di se stesso.
Presunzione in trasparenza, sfumature curate.
Chiamasi necessità quella dell’Incontro.
Darsi.
Cantautori, letteratura, cinema, mani e musica da discoteca.
Quello che resta.
Di tutto resta un poco.
Chiamasi necessità quella della incompiutezza autografata.

1 comments

  1. viola · settembre 30, 2013

    mi hai lasciata senza parole.Punto.
    bacio

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